• DONNE

  • “Donne” è una singolare parata di “caratteri” al femminile interpretati da fatue veneri dalla bellezza quasi classica. Luigi Billi, l’artista che ne ha curato la regia, ha affidato una parte a ciascuna immagine e ha messo in scena una rappresentazione di “genere”. Di ampio raggio, essa concerne oltre alle donne e ad alcuni loro attributianche quel corollarioa di proprietà dell’arte a cui ciascuna di loro fa esplicito riferimento. Così che tutte queste donne, desunte da contesti porno-soft degli anni ’50, instaurano un dialogo con alcuni topici dell’arte.
    Tra questi, gli strumenti della retorica dell’arte: da quella barocca, inverata dalla “suffragetta” che reclamizza il dovere di tutti ad un sesso sicuro, all’ ”attesa” neoclassica o al concettuale “milite ignoto”.
    Essi sono tutti impiegati al presente, incorniciati da contorni ossessivamente marcati.
    C’è spazio anche per il contesto fruitivo dell’arte, in questo caso i suoi interlocutori privilegiati: i collezionisti. Si veda come “la collezionista” abbia ordinato accanto al livore del proprio corpo squadre disomogenee di figurine di calciatori puntando sul loro accumulo indiscriminato. Quasi un paradigma sull’insaziabilità consumistica dell’arte. Il binomio donna-arte, nel sillogismo donna = bello = arte, si fa così riflessione sui rispettivi modelli. Anche se Billi, incline allo spaesamento alla Man Ray, va oltre lo screditamento dei modelli d’origine e approda a motivi estetici di segno incontestabilmente positivo.