Nell’ultimo film di Billy Wilder, Fedora, squilla vano un telefono, squilla, occultato entro un mobile triccottato d’arte alpina, in una plasticata villa di California. Squilla. Squilla. Nessuno prende al lazo il bandolo della conversazione disertata. Tranciata. Che ci avrebbe svelato, forse, l’interruttore decisivo della casa degli enigmi.
Qui il nero vira all’hitchcockiano. Veglia la sveglia. Ma non è l’ora serale a strappare il nastro del tempo.
Chirurgico. Anemico. Nemico.