• hombres

  • Caro Luigi,

    sfoglio le tue sagome e mi vengono incontro impressioni da due parti opposte. Così come nera materia districata da un fondale senza prospettiva, ci guarda, si accorge di noi qualche animale.
    Penso ad un serpente che esplora l'innanzi con la lingua che ha due punte, una per avvertire il bianco, l'altra il nero.
    Per il serpente l'uomo è un albero che cammina, come per il cieco guarito da Gesù nel vangelo di Marco.
    L'altro punto cardinale dell'impressione è Elohim, il Dio che si occupa di tutta la fabbrica della creazione nei primi sei giorni del mondo, prima di diventare Jod, lettera iniziale del tetragramma, culmine impronunciabile del suo nome. Quando al verso ventisei del primo capitolo delle scritture sacre dice: "facciamo Adàm in una nostra forma, secondo una nostra apparenza". Estrae dal suo repertorio di forme e di apparenze una sagoma grezza e la depone sulla stesura del mondo.Ecco l'Adàm, l'ultima sua figura, essere dotato di scrittura, lacrime, riso, utensili, aritmetica e canto. Ecco il prototipo messo controluceper saggiarne la pasta. "E creò Elohim l'Adàm in una sua forma, in una forma di Elohim creò lui: maschio e femmina creò loro". in questo verso appena successivo c'è già l'articolo: "l'Adàm". Il progetto è diventato persona, la persona, quella e non una delle infinite altre possibilità di forma e di apparenza.
    Così le tue figure bussano alla mia memoria di questi versi, per la cecità di Dio che impiantò nel mondo , al termine della sua smania di fare, quest'ultima sagoma superflua. E' solamente una scrittura la sua, nera su bianco di mondo ancora albume.
    E' come questa tua.
    E ancora non l'aveva districata dall'involucro di femmina maschio. E neanche tu: i corpi che hai impastato con inchiostro o seppia o fango contengono ancora i due generi, avvolti attorno a un solo scheletro. Già tentano il gioco dei mestieri, già provano ad allontanarsi dal serpente e da Elohim.

    Darei alla tua collezione il titolo che si addice all'Adàm: la sagoma superflua.

    Ti auguro ogni bene, ogni fortuna,

    tuo amico Erri