• hombres

  • Non è molto facile per me scrivere e trovo ancora più difficile scrivere di una persona che conosco bene, e con la quale sono cresciuta. Con Luigi esiste ormai da molti anni una grande amicizia, uno scambio e una comunicazione fatta di parole, gesti e in molti casi, disegnata o immaginata. E' difficile soprattutto parlare del lavoro di Luigi che per me , in un certo modo, è come fosse la continuazione di un discorso iniziato tanto tempo fa. Che si è sviluppato ed è cresciuto insieme a lui. In un certo senso sarebbe difficile chiedere a Trilli di parlare di Peter Pan.
    Forse saprebbe solamente dire quante volte ha cercato di ricucirgli l'ombra.
    Rimaniamo in tema di fiabe. In questo lavoro di Luigi Billi, le sagome a cui ci troviamo davanti, più che proiettate da uomini sembrano l'ombra proiettata dal "genio" della lampada di Aladino. Un "genio" dai molteplici aspetti, che anzichè darci potere e ricchezza, ci da la possibilità di scoprire il nostro animus, e si rivela così una specie di "spirito tutelare". Il fondo bianco, quasi un nulla, rafforza l'intensità delle sagome che catturano il nostro sguardo e nonostante la loro leggerezza e la loro evanescenza hanno il peso del nostro inconscio, della nostra anima.
    I nostri miti, i nostri tabù, il nostro bisogno di creatività, le nostre debolezze, il nostro modo di abbruttirci sino al suicidio sono rappresentati da Billi come un'ombra. Un ombra isolata e messa in evidenza.
    In ogni cultura , da quella arcaica a quella greca, romana ed ebraica, nella letteratura come nella psicanalisi, ombra e anima sono strettamente legate. Non a caso nelle lingue di molti popoli la parola anima e ombra, coincidono.
    "Se vuoi vivere tra gli uomini impara a onorare prima di tutto la tua anima e poi il denaro".
    Luigi Billi sembra aver preso alla lettera il consiglio che ci da Schlemihl nell'opera di Von Chamisso, del 1814. La “Storia meravigliosa di Peter Schlemihl”... Nell'opera di Von Chamisso, a cui si ispira una gran parte della letteratura tra l'ottocento e il novecento, il protagonista cede la sua ombra al diavolo in cambio della "borsa della fortuna". Diventato potente e ricco deve però rinunciare all'amore perchè la sua amata preferisce un servitore imbroglione piuttosto che un uomo senza ombra. Schlemihl si libera della borsa e incomincia un viaggio di espiazione alla ricerca della sua ombra. Luigi Billi, mettendoci in stretto rapporto con l'ombra, sembra voglia metterci sulla strada per ritrovare il nostro animus, per raggiungere la coscienza di noi stessi.
    Otto Rank, ne “Il Doppio” , parlando delle discussioni intorno all'ombra di Schlemilh, dice:
    "Vi si è voluta vedere la rappresentazione allegorica della patria, della famiglia, del proprio paese, della confessione,di ordini e titoli, delle considerazioni della gente, della buona condotta sociale, ecc.
    La perdita dell'ombra sarebbe l'assenza di tutte queste cose."

    Chiudendo il libro di Rank, da cui ho preso questa citazione, mi accorgo che c'è una dedica, ne riconosco la calligrafia: è quella di Luigi. Mi è davvero difficile parlare di lui; tra le nostre storie e i nostri lavori l'intreccio è così fitto che, se decido di fare una citazione, è tratta da un libro che mi ha regalato e di cui forse abbiamo parlato insieme, tanto tempo fa.
    E che continua a parlarci.