• hombres

  • "Quindi l'Ombra, signora Sleiter, non è altro che il rimosso, tutti i tratti della nostra personalità di cui non siamo consapevoli." "Ma allora, professor Jung, l'Ombra è un ricettacolo di cose sgradevoli." "Non è detto, signora Sleiter, non è detto. Per esempio..."

    Jung, un uomo non bello, magro, molto stempiato, il viso tondo, gli occhiali tondi, parlava alla sua paziente, ma lo faceva meccanicamente, utilizzando solo una parte del suo grande cervello per ascoltare e controbattere gli argomenti della signora. Il resto della sua mente aveva attivato il reparto ricordi, e Jung in quel momento riandava con la memoria a un giorno di Natale di moltissimi anni prima, un periodo della sua vita in cui sopportava meglio il freddo e aveva più autocontrollo. Ricordava in particolare il verde intenso degli abeti sotto la coltre di neve e la netta, esatta sensazione che avrebbe vissuto una lunga vita.
    La signora Sleiter, moglie di un suo collega, era una di quelle donne viennesi in carne, non brutta ma neanche piacente: troppo asettica, a dispetto della sua carne, asessuata. Concluse la seduta con un leggero sollievo. La signora non lo stimolava, non gli diceva nulla. Inconscio parla a inconscio e l'inconscio della Sleiter si rifiutava di dialogare. Ce ne sono molti così, pensava Jung, e in quel caso andare dallo psicanalista è quasi inutile. Avrebbe tentato ancora qualche seduta con la signora Sleiter, poi, per correttezza professionale, avrebbe concluso la terapia con questa donna dell'alta borghesia, annoiata, tra i quaranta e i cinquanta, con i figli grandi e il marito molto occupato.
    Fece entrare il paziente successivo, un caso certamente più impegnativo. Il signor Schmidt entrò facendo la solita baraonda, sembrava che entrassero in dieci, ma era solo lui. Nel suo corpo una rivoluzione: una gamba gli scattava da una parte, i pantaloni gli calavano, le mani sembravano tre mani per la velocità con cui si muovevano. Un caso impegnativo. Gli avrebbe parlato, non so, di api.

    La giornata era conclusa. Jung era stanco. La gente che non capisce le metafore non dovrebbe andare in analisi. Che ci va a fare? Seduto sulla poltrona, cercava di rilassarsi. Un'abitudine, prima di tornare a casa. Quella sera si addormentò leggermente e qualcosa di estremamente piacevole, qualcosa di più voluttuoso del riposo, si impossessò di lui per qualche secondo. Si scosse dal suo torpore, tentò, senza successo, di capire cosa era stato, poi andò a casa.

    "Ciascuno di noi emana un'Ombra. E un'Ombra non è necessariamente il male. In genere è costituita da reazioni naturali, istintive, animalesche. Le persone senza Ombra, i perfetti, infliggono a quelli che stanno loro intorno un irritante senso di inferiorità. In questo senso l'Ombra assolve a una funzione sociale, ci integra all'interno del gruppo umano..." Così parlava il professore nel corso della successiva seduta con la signora Sleiter. Intanto pensava all'inutilità delle sue spiegazioni, al perché avesse scelto questo metodo esplicativo con una donna che, era ovvio, non andava al di là del suo naso, e a come era ormai troppo tardi per tornare indietro. Mentre così parlava e pensava, la sensazione di non essere solo con la sua paziente e che qualcuno o qualcosa lo stesse accarezzando all'altezza dell'inguine fu così chiara che dalla sua bocca uscì un'esclamazione di stupore più che di eccitazione. Un fruscio, uno sfioramento. Guarda la signora insospettito ma poi scaccia l'idea. La signora era al di sopra di ogni sospetto oltre che di ogni tentazione. Conclusa rapidamente la seduta, Jung esclama, a voce alta e concitata, "Dove sei?". Non si è accorto che la segretaria aveva già fatto entrare il paziente successivo che lo guarda preoccupato (come per dire: dove cazzo sono capitato?).

    La giornata è finalmente finita. Jung, ormai distrutto dall'impazienza, la cerca, la cerca. E la trova.
    "La signora Sleiter?!" "Direi qualcosa di piu', qualcosa di meno e...", aggiunse accarezzandogli il fianco e spingendo la sua lingua nella bocca di Jung "qualcosa di meglio".

    L'Ombra della signora Sleiter... bè, inutile descriverla, naturalmente era l'opposto del suo alter ego di carne ed ossa. Era anche invidiabilmente più magra. E aveva quel fascino oscuro e misterioso che in letteratura, in poesia, in pittura, le viene attribuito ormai piuttosto tritamente. Ma quest'Ombra aveva qualcosa di più. Faceva impazzire Jung perché era una celebrale, oltre che una sensuale, e i lunghi pomeriggi trascorsi a parlare del più e del meno, dell'Io e dell'Es, sarebbero stati ricordati dal grande psichiatra con lancinante dolcezza negli anni a venire.

    "L'espressione folcloristica 'essere cotti al forno' per indicare i malati e gli storpi..." Silenzio. perde il filo. "Quando si sogna di cadere in un barattolo di miele - un sogno ricorrente - significa che ci si identifica con la morte". Altro lungo silenzio.
    "Professore..."
    "..."
    "Professore...Professor Jung!"
    Jung si scosse. Divagava di nuovo. Il paziente, un signore di una certa età, certamente non vedeva e non sentiva quello che vedeva e sentiva lui. Lei era lì, ormai era sempre lì e gli stava solleticando la schiena. Non se ne era più andata. Aveva suscitato in lui una grande passione, questo è certo, ma proprio per questo l'angoscia era grande. La scienza per Jung veniva prima di ogni altra passione e il conflitto generato da questo contrasto ormai non lo faceva dormire da parecchi giorni. Neanche i Ching, che consultava febbrilmente ogni giorno, riuscivano ad essere una guida per lui in questo momento di impasse. "Vorrei morire", disse improvvisamente durante una seduta, senza rendersi conto che parlava ad alta voce.

    Ma il peggio erano le sedute con la Sleiter. Jung in quei momenti era in preda alla più grande confusione. Non sapeva più con chi stava parlando (la moglie del tuo collega, Jung, sveglia!). "Durante le Tesmoforie siracusane venivano portati in giro i mylloy, dolci preparati con sesamo e miele, a immagine degli organi sessuali femminili..." La signora Sleiter non capiva perché Jung da qualche tempo le riempisse la testa di queste immagini sessuali. Le metafore non erano il suo forte, ma certo, queste erano esplicite. Non ci voleva la laurea. Che anche suo marito, con le sue pazienti, usasse questo linguaggio? Meno male che era Freud il porco. E che succedeva allora, nello studio di Freud? Al pensiero dei possibili giochini di Sigmund con la figlia Anna, ancora fanciulla, la signora Sleiter impallidì e preferì continuare a prestare attenzione a Jung. Almeno era pulito.

    L'epilogo è triste. Per deontologia professionale, e perché ne stava andando della sua salute mentale, Jung decise di porre fine alle sue sedute con la signora Sleiter. L'Ombra fu costretta a seguire la signora da un collega di Jung, da lui stesso consigliatole. Ci fu della sofferenza, lacrime, ma Jung si consolò con la sua scienza e con i suoi tuffi nel sogno, l'Ombra con il collega di Jung, un uomo più giovane, con i nervi saldi e più energie. L'Ombra succhia. E' la principale causa di nevrosi.

    Ormai è solo un ricordo - sospira Jung pensando, come fa spesso, all'Ombra della sua vita. E i suoi guai non erano finiti. Tre volte alla settimana affrontava un vero e proprio combattimento con una bambina accompagnata dai suoi genitori. Da quando Jung aveva parlato alla piccola del serpente che si morde la coda la prima cosa che lei faceva appena entrata nel suo studio era tentare di slacciargli i pantaloni. Aveva di nuovo commesso un errore, mai provocare indigestioni di simboli, saper dosare, non rischiare il corto circuito. L'avrebbe mandata da Freud, pensò chiudendosi la zip.