• hombres

  • Ho aperto in ordine sparso sul tavolo le riproduzioni dei tredici "hombres" che Luigi mi ha lasciato prima di ripartire per il Nuovo Mondo.

    Rivedo la velocità di nove anni davanti agli occhi e ricostruisco il graduale lavoro che lo ha portato a questo risultato: dettagli di figure umane e oggetti ripresi da riviste, cartoline, vecchie e nuove fotografie, rielaborate e interpretate con sovrapposizioni di altre immagini, di oggetti di plastica, di frasi... una miscela di segni, di associazioni di idee determinate a suggerire una lettura dell'arte trovata nella psicologia e nell'osservazione del quotidiano, come contemporaneità del linguaggio artistico.

    Adesso le figure, ritratte dal vero, si dematerializzano e scompaiono in un atmosfera bianca e rarefatta e solo l'ombra rimane a definire i corpi maschili, i loro movimenti, e gli oggetti che li motivano:
    coltello, lanterna, scala, violino, pistola, bottiglia, bandiera, forbice, manette, telefono, falce, martello, rosa.

    Mi trovo inaspettatamente a pensare alla drammaticità di queste figure, a quei vecchi filmati in bianco e nero sugli effetti dell'atomica sui corpi umani travolti dall'enorme calore e fissati come "ombre", ultima traccia rimasta, sul suolo o sulle rovine.
    Flashback che rimandano al cinema e al teatro espressionisti, a luoghi metafisici di solitudine, a dimensioni virtuali in una -solo apparente- distanza dalla realtà.

    Un percorso di ricerca - attraverso l'arte e non privo di una ironia pop e mediterranea - sui dettagli dell' "essere", sulle sfumature del processo fotografico, sull'appropriazione e instaurazione di una cultura dell'immagine diversa e lontana da schemi e mode precostituite.